«Non era come gli altri», disse Sara con la sua nuova irritante vocina. «Sembrava San Giuseppe». «Aveva
la barba?».
«No», rispose piano Sara.
«Allora non era San Giuseppe», disse la donna.
«Era pallido e bello», continuò Sara estatica, «e aveva gli occhi azzurri».
«Poteva essere Sant’Isidoro», fece la donna.
«Bisogna vedere se era Sant’Isidoro il contadino o Sant’Isidoro il vescovo», intervenne un uomo con tono
saccente.
«Se dice che aveva gli occhi azzurri e era sbarbato…», azzardò la donna.
«E che ne ricavi?», chiese l’uomo.
«Che era Isidoro il contadino…», rispose quella un po’ titubante.
«Perché, i Quaranta Martiri non erano sbarbati?», la rimbeccò l’uomo.
Tutti intorno si misero a ridere e la cosa sarebbe finita così, nella banalità e nel grottesco, se alle spalle del
gruppo non si fosse levata imperiosa una voce: «Non prendetela in burletta», e il parroco don Aurelio si fece
largo interrompendo, con la sua presenza, il gusto dei presenti al dileggio e alla canzonatura.
«Sara ha avuto un’apparizione», disse la stessa donna intervenuta poco prima.
«Ho sentito», rispose lui. E rivolto alla gente spiegò, col suo modo fortemente dialettale, altisonante,
monocorde, che chiunque abbia un’apparizione ha il dovere morale e cristiano, per aiutare il proprio
convincimento e dissipare l’altrui dubbio, di raccontare per filo e per segno il modo.